Squirting
Con eiaculazione femminile si intende la fuoriuscita di liquido dalla vagina prima o durante un orgasmo. Nel linguaggio comune il termine è utilizzato in maniera interscambiabile con la parola squirting, sebbene per alcuni ricercatori ci siano delle differenze.
L’eiaculazione femminile è il rilascio di un fluido denso e biancastro, in quantità molto scarsa, proveniente dalla prostata femminile; lo squirting è la fuoriuscita di un liquido diluito con l’urina, in quantità abbondante.
Attualmente nella comunità scientifica ci sono pareri contrastanti in merito alla natura del fluido espulso. A causa dei pochi studi effettuati e della mancanza di una metodologia comune nelle ricerche, non si hanno dati e risultati esaustivi.
Le ricerche oggi si concentrano su tre problematiche principali: l’esistenza dell’eiaculato femminile, le sue fonti e composizione e il suo rapporto con le teorie della sessualità femminile. A influenzarne l’opinione, contribuiscono in larga parte la pornografia, la cultura popolare e gli studi fisico-chimici e comportamentali.
Da un’indagine svolta è emerso che il 35-50% delle donne intervistate ha provato almeno una volta l’espulsione di liquido durante l’orgasmo. Altri studi riportano un risultato lievemente diverso, la percentuale di donne che hanno sperimentato l’eiaculazione varia dal 10 al 69%, a seconda dei metodi utilizzati e dalle definizioni considerate. Le quantità di fluido fuoriuscito sono molto scarse e variano da 1 a 5 ml in alcuni studi e da 3 a 15 ml in altri.
Storia
Si è iniziato a studiare l’eiaculazione femminile a partire dal XVII secolo, quando l’anatomia e la funzione sessuale femminile hanno cominciato ad essere prese in considerazione, soprattutto grazie agli studi della famiglia danese Bartholin e all’anatomista olandese Reinier de Graaf, che scrisse un tratto circa gli organi riproduttivi e l’eccitazione sessuale.
Nel corso del XIX secolo e al principio del XX secolo, studiosi come Krafft-Ebing e Freud associarono l’eiaculazione femminile a malattie e infermità mentale: il primo, nel suo studio Psychopathia Sexualis (1886) descrive l’eiaculazione come una perversione legata alla nevrastenia e all’omosessualità, mentre Freud la relaziona all’isteria. Un altro studioso che se ne occupò fu Alexander Skene, il cui nome è associato oggi alle ghiandole di Skene, possibili fonte dei fluidi eiaculati.
Van de Velde, nel XX secolo, considerò l’eiaculazione come qualcosa di normale, e nel 1948 l’americano Huffman presentò le sue ricerche sul tessuto prostatico femminile, illustrando in maniera dettagliata le ghiandole di Skene e i tessuti circostanti, oltre a sottolinearne le differenze. I suoi studi non ebbero molto seguito e furono rifiutati dai principali sessuologi del tempo, come Kinsey, Masters e Johnson. Solamente alla fine degli anni ’70 riprese il dibattito circa il fluido femminile, in seguito alla pubblicazione di alcuni articoli in merito.
Tutt’oggi l’eiaculazione femminile non è stata scientificamente dimostrata ed è oggetto di discussione.
Composizione del fluido
Il principale motivo di dibattito riguarda la composizione del fluido, cioè se si tratta o meno di urina. La sua identificazione non è semplice per motivi di contaminazione: l’area di interesse è costituita dalle ghiandole para-uretrali, dove è impossibile separare le contaminazioni derivanti dall’urina. Altri parametri influiscono sulla composizione (e quindi natura) del fluido: il ciclo mestruale, l’età della donna, la sua sensibilità, la scelta dei marcatori utilizzati.
Per dimostrare la differente natura dell’eiaculato dall’urina sono stati utilizzati sistemi in grado di valutare la quantità di urea, di creatinina, di fosfatasi acida prostatica (PAP), di antigene prostatico specifico (PSA), di glucosio e fruttosio.
Nel 2007 sono stati impiegati gli ultrasuoni, oltre all’endoscopia e all’analisi biochimica del fluido. Uno studio condotto nel 2014 con gli ultrasuoni ha parlato dello squirting come “l’emissione involontaria di urina” durante l’attività sessuale.
Il dibattito circa questo fenomeno di squirting o eiaculazione femminile non è quindi giunto a conclusione e richiederà ulteriori studi circa la sua composizione e provenienza. La sua esistenza, legata anche alla presenza del punto G, è stata riconosciuta da molti ma mancano ancora verifiche che ne attestino la reale natura.