Punto G

Il “punto G”, anche chiamato punto di Grafenberg dal nome del ginecologo tedesco Ernst Grafenberg a cui è stata attribuita la scoperta, è un’area erogena femminile capace di provocare una forte eccitazione sessuale, quando stimolata.

Dove si trova

L’esistenza del punto G non è ancora stata accertata e l’argomento è tutt’oggi oggetto di dibattito all’interno della comunità medico – scientifica.

L’area identificata come “punto G” si trova nella parte anteriore del canale vaginale, a 5 – 8 centimetri dall’ingresso.

Sono stati utilizzati due metodi per localizzare quest’area sensibile della vagina:

  •  considerando i livelli di eccitazione auto-riportati durante la stimolazione
  •  considerando la stimolazione dell’area del punto G che porta all’eiaculazione femminile.

Inoltre è stata utilizzata la tecnologia a ultrasuoni per meglio identificare le differenze fisiologiche fra le donne e le variazioni del punto G durante il rapporto sessuale.

Cos’è

Fra le ipotesi più accreditate circa la natura del punto G, ve ne sono due principali, supportate da medici e scienziati sostenitori dell’esistenza di questa zona erogena.

Il punto G può considerarsi come:

  • un’estensione del clitoride
  • una parte delle ghiandole di Skene, chiamate anche “la prostata femminile” per le analogie con quella maschile.

Come stimolarlo

L’area del punto G può essere stimolata manualmente tramite l’uso di due dita premute su di essa. In alternativa è possibile utilizzare un sex toy. Ve ne sono di specifici, progettati con una punta curva, creata appositamente per stimolare il punto G. La stimolazione effettuata con la penetrazione sessuale potrebbe non portare alla stessa eccitazione di una stimolazione manuale: soprattutto con la posizione del missionario è difficile raggiungere il punto G, a causa dell’angolo di penetrazione richiesto.

Studi

Ci sono numerose ricerche effettuate sul punto G, atte sia a dimostrare la sua esistenza, sia la sua natura e funzionalità. Le opinioni degli scienziati sono discordanti al riguardo.

Uno studio condotto dall’Università dell’Aquila ha investigato lo spessore del tessuto della parete vaginale anteriore per capire la correlazione con il punto G. Il ricercatore Tim Spector considera questi tessuti più spessi parte del clitoride e non una zona erogena separata. A supporto delle sue teorie un successivo studio dimostra come il clitoride si estenda anche fino a 10 centimetri, occupando parte della parete vaginale anteriore.  Altri studi al supporto di queste teorie sono stati condotti dagli studiosi O’Connell, Buisson e Foldès. Anche i sessuologi americani Masters e Johnson ritengono che l’origine dell’orgasmo procurato dal punto G sia la stessa di quello clitorideo.

Sono tuttavia numerose anche le ricerche che negano l’esistenza di questa zona erogena: alla loro base vi è la teoria secondo cui non è presente un’area della parete vaginale o un punto specifico con maggiore innervazione o densità di terminazioni nervose. Nel 2009 un team del King’s College di Londra ha suggerito che l’esistenza del punto G sia invece soggettiva. Sempre lo stesso anno il Journal ok Sexual Medicine ha tenuto un dibattito circa l’esistenza di questa zona, concludendo che sono necessarie ulteriori prove per convalidarne l’esistenza.

Funzione

La funzione del punto G non è ancora chiara. Può portare le donne a provare orgasmi intensissimi se stimolato, tuttavia non tutte sperimentano una forse eccitazione durante la sua stimolazione. E’ normale che ci siano variazioni nella percezione del piacere da donna a donna.