Ragade

La ragade è una piccola ulcerazione, lunga pochi millimetri, che coinvolge generalmente orifizi come bocca e ano. In quest’ultimo caso si parla di ragade anale poichè situata in prossimità dell’ano e più precisamente lungo la linea mediana posteriore, sebbene in rari casi possa presentarsi anche lungo la linea mediana anteriore. Nel caso in cui le aree coinvolte siano altre, si può parlare di altri disturbi, quali la malattia di Crohn.

Cause

La principale causa della formazioni di ragadi anali è il passaggio di feci dure o di grandi dimensioni, spesso associate a stitichezza. D’altra parte possono essere causate anche da frequenti episodi di diarrea. Infine il trauma, dovuto a un rapporto anale o all’uso di anal toys, può provocare, anche se raramente, ragadi.

Sintomi

Il sintomo principale della presenza di una o più ragadi è il forte dolore avvertito durante la defecazione, accompagnato talvolta da sanguinamento. Proprio il passaggio delle feci ne impedisce anche la cicatrizzazione sul breve periodo, rendendo il dolore prolungato nel tempo.

Oggi si parla di sindrome dolorosa da ragade in tre tempi:

  • dolore avvertito durante l’uscita delle feci;
  • breve attenuazione
  • ricomparsa del dolore con intensità e durata variabili.

La perdita di sangue può essere notata solo in una fase successiva, quando la ragade è già diventata cronica: nelle prima fasi infatti difficilmente è visibile ad occhio nudo, mentre in seguito può diventare ben evidente quando i bordi dell’ulcerazione diventano più evidenti e frastagliati. Generalmente il colore del sangue è di un rosso vivo.

Diagnosi

La diagnosi da ragade viene effettuata tramite l’ispezione. I sintomi sopra elencati possono indurre il sospetto di ragadi anali, tuttavia per una diagnosi accurata vengono effettuate l’ispezione visiva e l’esplorazione digitale rettale. Per effettuare quest’ultima è possibile richiedere un’anestesia locale. Potrebbero seguire accertamenti quali l’anoscopia e la sigmoidoscopia.

Trattamento

Alla persona soggetta a ragadi il medico può proporre varie soluzioni, da utilizzare anche in combinazione:

  • emollienti per le feci;
  • unguenti protettivi per favorire la cicatrizzazione;
  • anestetici locali e semicupi per un sollievo temporaneo;
  • pomate a base di nitroglicerina, calcio-antagonisti topici, o iniezione di tossina botulinica di tipo A per permettere la guarigione.

Se il trattamento non ha sortito effetti si passa a un approccio terapeutico, che può essere di tipo medico o chirurgico.

Nel primo caso la terapia consiste nell’apportare alcune modifiche alla propria dieta, come l’eliminazione di alcool e spezie, implementare le proprie abitudini di igiene personale e utilizzare alcuni farmaci per ridurre le contratture dello sfintere.

Nel secondo caso, impiegato generalmente quando la terapia medica sperimentata per 1 – 3 mesi è risultata fallimentare, si ricorre a interventi come la crioterapia selettiva. E’ un intervento poco invasivo, dalla durata di pochi minuti, con bassissimo rischio di complicanze. Altri interventi invece vengono effettuati in anestesia e possono essere di dilatazione del tratto anale oppure di sfinterotomia laterale. Una complicanza possibile in questi casi è lo sviluppo di incontinenza anale.